San Domenico Abate è vissuto 1000 anni fa, cosa può condividere con la realtà di oggi, enormemente più sviluppata ed articolata di allora? Perchè tributargli un complesso e moderno lavoro, quando le sue opere si sono manifestate tanti secoli fa?
Queste sono senz'altro le domande più comuni di colui che scorre questo contributo, e sono le domande che ci siamo posti noi autori, quando abbiamo deciso di intraprendere questo cammino, lungi dall'essere completo, e questa ricerca, ancora lontana dalla verità più prossima possibile, sulla vita e sulle opere di San Domenico Abate.
Le risposte sembrano difficili da trovare, invece, sono a portata di mano, vicine alla mente ed al cuore.
Chi è il Santo? Il Santo è colui che ha vissuto in funzione della Salvezza Eterna ed ha preso a modello Cristo, diventando lui stesso, faro che illumina il cammino del cristiano. Chiunque di noi può essere santo: eroe di vita. Attenzione! Non eroe per un atto momentaneo ed isolato, ma eroe per la sua condotta costante di vita. Qual è la via, quale il comportamento da tenere?
Sono i due comandamenti che ci ha dato Cristo, per essere come lui: Ama Dio ed Ama il tuo prossimo. Questi due semplici concetti, contengono tutto il senso del messaggio di Gesù e conglobano anche i comandamenti precedenti, dettati a Mosè. Il Santo ha seguito esattamente la strada tracciata da Cristo, con la puntuale osservazione della regola benedettina "ora et labora". San Domenico Abate è stato monaco eremitico e cenobitico ed ha amato Dio in ogni atto della sua vita. Da quando scelse di entrare nel Monastero di San Silvestro, a Foligno, a quando si spense, a Sora, nel Monastero da lui stesso fondato, Sia quando era eremita a Scandriglia, a Pizzoferrato, a Prato Cardoso di Villalago, a Trisulti di Collepardo. Dio gli si manifestò, concedendogli le facoltà miracolose, ma, soprattutto, con le visioni ultraterrene avvenute a Prato Cardoso. Nella visione delle tre colonne di fuoco, Domenico fu rapito e dalla sommità delle tre colonne, Dio volle mostrargli il mondo degli uomini, con le sue miserie. In quel momento Dio incaricò Domenico di amare gli uomini. Per la verità, Domenico già amava gli uomini, e lo aveva manifestato con la fondazione dei primi monasteri di Scandriglia, del monte Pizi e di Villalago. Da allora, però la sua attività fu quasi frenetica. Da San Pietro Avellana a Trisulti. Dal Monte Cacume a Sora, fino a Petra Imperatoris (Vallepietra). Che cosa significava fondare un monastero? Significava portare la parola di Dio tra la gente, insieme alla conoscenza delle tecniche agrarie, mediche e artistiche che i monaci benedettini sviluppavano, ormai, da ben 5 secoli. Davanti a lui si piegarono potenti e demoni. Poi, emergono le virtù taumaturgiche che l'hanno reso famoso.
Nel contempo, Domenico amò la Chiesa. Fu importante veicolo di riorganizzazione delle fila del mondo monastico del tempo, scosso da una profonda crisi di valori e dalla corruzione, quindi, precursore di importanti movimenti di rinnovamento monastico, come quello dei Cistercensi o dei Cluniacensi, che avvennero solo dopo la sua morte, per non parlare della nuova ventata di religiosità, nella Chiesa, con la nascita dei Domenicani e dei Francescani.
Questo progetto che si traformò in opera incessante, Domenico lo codificò nel discorso nella chiesa di S. Maria a Cannavinnano (che riportiamo nei capitoli seguenti), quando ribadì con forza gli insegnamenti di Gesù. I suoi ispiratori furono la Trinità, gli Apostoli, S. Michele Arcangelo e la Vergine Maria, di cui ebbe una particolare devozione.
Tutto ciò non sarebbe sufficiente per dimostrare l'attualità di questo Santo, se non si tenesse conto delle grandi affinità tra quel tempo ed il nostro.
L'approssimarsi all'anno 1000, vide un mondo in gran fermento, con un diffuso degrado dei costumi, una corsa all'acquisto della propria salvezza, con donazioni più o meno ricche alla Chiesa, in vista della fine del mondo. Il sistema feudale aveva arricchito chi era già potente ed aveva impoverito, oltre che asservito il popolo. Dopo il 1000, dopo lo scampato pericolo dalla temuta fine del mondo, le cose cambiarono poco. Le stesse strutture monastiche erano in crisi.
A distanza di 1000 anni, vedo lo stesso quadro. Oggi, esiste il sistema dei paesi ricchi, formato da circa 1 miliardo di persone, ed i paesi in via di sviluppo (lo sono ormai da 50 anni) che costituiscono 4/5 della popolazione terrestre. Mentre in questi ultimi vige ancora uno stato pressoché feudale anche nella forma, con pochissimi ricchi e quasi tutti poveri, nei paesi 'Occidentali' c'è il benessere diffuso. Ma è un benessere effimero, basato su una cultura consumistica e di bassi valori morali, in cui la società modella l'uomo, secondo schemi e stampi preparati a tavolino. In questo modo, si torna ad essere asserviti, perché chi rifiuta quegli schemi è emarginato. Nonostante ci siano stati 2000 anni di cristianesimo, la legge della domanda e dell'offerta è più importante della legge fondamentale dell'uomo: la solidarietà. Il valore dell'uguaglianza è distrutto dallo egoismo. Il valore della nostra libertà è maggiore di quello dei servi della gleba, nel medioevo del tempo di San Domenico ?
Per ironia della sorte, infine, la stessa fobia di fine millennio, l'abbiamo vissuta anche noi. La nostra società temeva la fine del mondo telematico, a causa del famigerato "bug" del millennio.
San Domenico Abate, nel suo tempo, rompe l'incanto, con la sua opera missionaria, diffonde i valori della Cristianità, con le sue innumerevoli costruzioni di monasteri e chiese, e dà un valido e concreto appoggio, alle genti che abitano le terre che attraversa, con la diffusione delle conoscenze benedettine nei più svariati campi della vita.
E' questo il messaggio cristiano che rende San Domenico Abate un modello attuale e modernissimo, da seguire oggi. La nostra Cristianità deve essere improntata nei valori autentici e deve essere immutata, rispetto alle correnti forti della cultura laica attuale. Una cultura laica che non ha più l'uomo, al suo centro, ma la società, ed è, pertanto, sorda ad ogni disagio dell'individuo.
L'attualità di San Domenico abbiamo avuto modo di motivarla anche empiricamente, oltre che concettualmente. Nel lungo itinerario di contatti e viaggi, avuti fino al compimento di quest'opera, quando abbiamo presentato la nostra idea, al religioso o al laico, abbiamo sempre sentito un grande coinvolgimento, da parte del nostro interlocutore; solo in qualche occasione abbiamo avvertito freddezza e distacco.
Ci teniamo ad elencare alcune impressioni:
- da San Pietro Avellana, il parroco ci ha promesso di reistituire la festa in suo onore e di adoperarsi per il restauro della statua;
- da Scandriglia e da Collepardo, le risposte alle nostre richieste sono state eccezionamente rapide e complete, oltre che esortanti a continuare su questa strada;
- a Cocullo abbiamo avvertito disponibilità e, addirittura, una gelosa custodia di tutto ciò che riguarda San Domenico; auspichiamo che si esaudisca la speranza del popolo di quel paesino, per il restauro completo della Chiesa di San Domenico, con particolare riferimento alla cappella di San Domenico, con il bassorilievo che raffigura il Miracolo del lupo di Cocullo;
- a Trisulti, i Cistercensi dell'Abbazia, hanno reistituito la festa religiosa, ricostruito il tetto del Monastero di San Bartolomeo, contribuito al restauro del Monastero di San Nicola (ancora in corso), riaperto un sentiero guidato, che porta alla grotta di San Domenico;
- a Sora, i Cistercensi del Monastero di San Domenico, hanno proceduto al restauro della Chiesa e della Cripta, oltre ad aver costruito un sito internet sul tema, in continuo sviluppo;
- ai Puppari di Veroli, il parroco ha dimostrato grande disponibilità e ci ha fornito notizie utili alla ricerca;
- da Pizzoferrato e da Lettopalena, rispettivamente , il parroco ed l'ing. Agostino Terenzini, ci hanno fornito importanti elementi per cercare di dare una nuova luce ad un aspetto poco chiarito, della vita di San Domenico: il monte Pizzi ed i suoi due monasteri;
- i prof. Mario Sensi ed il prof. Gioacchino Giammaria che ci hanno gentilmente e con grandissima fiducia dato indicazioni e notizie;
- da Capodacqua di Foligno, i cittadini ed il parroco, nonostante i disagi del recente terremoto, ci hanno fornito indicazioni utilissime, con immensa cordialità.
Ci sono poi, le varie feste religiose popolari, frequentate da grandi folle, che danno il metro di quanto sia sentito il culto di San Domenico:
- Villalago, con le fanoglie, il 22 gennaio, la festa del Lunedì dell'Angelo e la festa del 21 - 22 agosto, con la partecipazione dei pellegrini di Fornelli;
- Cocullo, con la celeberrima festa del primo giovedì di maggio, nella quale è incluso il rito dei Serpari;
- Pretoro, con la rievocazione del Miracolo del lupo di Cocullo;
- Villamagna, con la rievocazione del Miracolo del lupo di Cocullo, condita da un rito dei Serpari, seppur in forma ridotta;
- Palombaro, come a Villamagna.
In sostanza, ripercorrendo la vita dei suoi biografi, Giovanni e Alberico, abbiamo scandagliato i luoghi che ha toccato e, ovunque, ha lasciato un grande ed indelebile segno. Al di là delle manifestazioni cultuali esteriori, che possono avere anche origini diverse e anteriori al Santo, come, ad esempio la festa dei Serpari a Cocullo, questo quadro è indice che la figura di San Domenico è ancora oggi molto significativa ed efficace, da un punto di vista religioso e sociale, per coloro che ne conoscono la vita e le opere; e uno degli scopi di questo contributo è quello di diffondere a chi non lo conosce, la figura di questo Santo, utilizzando una comunicativa agile ed i moderni sistemi di diffusione del pensiero.