SAN DOMENICO ABATE
storia - culto - luoghi - tradizioni
VILLALAGO (AQ)
- Vita del Santo.Dopo le costruzioni sul monte Pizi e lungo il fiume Aventino, Domenico si ritirò a Prato Cardoso, dove visse in eremitaggio per sei anni.
- Opere.Durante la sua permanenza nel territorio di Villalago, il Santo realizzò le seguenti opere:
- il monastero di S. Pietro in Lacu, a nord - ovest del monte Rovere, dotato di ben 15 grancie dipendenti, nella valle Peligna, nella Marsica e nella zona di Pescara. Sotto la diretta dipendenza dall'Abbazia di Montecassino, il cenobio fu popolato da religiosi, fino al 1474. Conobbe momenti di splendore, ospitando fino a 12 monaci, e momenti di grande sbandamento ed indisciplina (cit. 5), ma fu faro di civiltà per quasi cinque secoli, nelle remote valli dell'Abruzzo aquilano. La sua fine è stata causata dalla graduale perdita di capacità attrattiva dei braccianti agricoli che preferivano fermarsi a Villalago, posizionato all'interno di una zona potenzialmente più promettente, e dalla dissolutezza dei monaci che sono andati diminuendo, fino a non abitarvi più. Oggi, rimangono pochi ruderi di quelle che dovevano essere le stalle dei monaci, riutilizzate fino a circa sessant'anni fa, con lo stesso scopo, dalla famiglia Lupi, di Villalago. Il monastero vero e proprio, secondo un sopralluogo effettuato, potrebbe essere stato allocato nel punto dove oggi c'è una piccola spianata, delle dimensioni di 50 x 50 metri, a qualche decina di metri dai ruderi rimasti. Oltre a quelle povere pietre, del monastero rimangono le seguenti tracce:
- il suo portale finemente scolpito, che, secondo la tradizione locale, sarebbe quello che è installato sul varco di ingresso della chiesa dell'eremo di San Domenico a Prato Cardoso;
- l'altare della Cappella di San Domenico Abate, presso la chiesa parrocchiale S. Maria di Loreto in Villalago, che è basato sul un antico altare del XII secolo, prelevato nel 1621, dal monastero ormai disabitato e in stato di decadenza. L'altare del monastero è la parte inferiore: la mensa ed il ciborio. Il resto, di spiccato stile barocco, fu costruito all'epoca del trasloco. L'altare fu restaurato, ripulito e collocato nell'attuale sede, nel 1948, quando l'opera di don E. Quaglia, consentì a Villalago, di avere una chiesa parrocchiale degna di un popolo umile e lavoratore;
- la pietra a lunetta, con raffigurato un Cristo con due angeli, installata sopra alla porta di ingresso della chiesa di San Michele Arcangelo, a Villalago. Secondo lo storico dell'arte Sergio Caranfa, da Villalago, quell'opera è di origine medievale e riferibile al monastero, unico committente ed esecutore di un'opera del genere, nella zona del nostro paese, in quell'epoca. Alla decadenza del cenobio, la pietra sarebbe stata asportata da quelle mura, per essere installata altrove, forse dove si trova attualmente;
- la Campanella di San Domenico, installata sul campanile della chiesa parrocchiale di Villalago, che, secondo la tradizione popolare e anche secondo il Celidonio (cit. 5) sarebbe stata trasferita dal monastero alla chiesa parrocchiale. Sulla campana c'è una iscrizione "AVE MARIA GRAZIA PLENA A.D. 600". Secondo il Celidonio (cit. 5), in considerazione di tale iscrizione, la campana potrebbe essere considerata una delle più antiche del mondo, pervenuta al monastero di S. Pietro in Lacu, dall'Abbazia di Montecassino. In realtà, come già osservato dal D'Antonio (cit. 9), i numeri arabi furono introdotti in occidente solo dopo XII secolo; inoltre i caratteri utilizzati per i numeri, sembrano relativamente moderni. La conclusione più congrua è che la campana, forse in pessimo stato d'uso, sia stata rifusa nel 1600, quando fu trasferita nella chiesa parrocchiale;
- l'eremo di Prato Cardoso o Plataneto, nella cui grotta dimorò il Santo stesso. In origine, era il monastero degli Eremiti di San Pietro in Lacu presso Prato Cardoso. Forse è proprio questo il decimo monastero che lo Iacobilli attribuisce, come costruzione, a San Domenico Abate. Nel corso dei secoli, comunque, è divenuto un eremo a cui è stata accostata la prima chiesa, nel 1500, ristrutturata ed ampliata nel 1736 e nel 1775. A quest'ultima datazione è riferito l'attuale assetto. Nel 1928, dopo la costruzione della diga sul fiume Sagittario, l'antico rifugio degli eremiti fu invaso dalle acque; fu, allora, ricostruito un idoneo alloggio, sullo stesso costone di roccia, a poche decine di metri dalla chiesa. Il D'Antonio (cit. 9) cita l'Antinori che, nel 1782, all'interno della chiesa dell'eremo, segnala la presenza di un dipinto raffigurante la donazione di un suo dente dal Santo al popolo di Villalago, all'interno della chiesa. La stessa segnalazione perviene da Anne McDonell (cit. 28) nel 1907, ma il dipinto era all'esterno della chiesa, sotto il loggione. Dove è finito quel dipinto murale ?
A circa 30 metri dalla grotta principale, annessa all'Eremo, c'è una grotta meno profonda, facilmente raggiungibile dalla prima. Potrebbe essere la grotta dove dimorava Giovanni, il compagno di San Domenico ?
L'ultima cosa da annotare sull'Eremo è una denominazione secondaria ricorrente in varie parti, specialmente nelle immagini: il Deserto di San Domenico. Tale intitolazione non ha senz'altro origini dalla geografia del luogo, ricco di acqua e vegetazione. Dal 1600 in poi, nella letteratura sul Santo, a proposito dell'eremitaggio a Prato Cardoso, è stato evidenziato il suo digiuno di quaranta giorni e le lotte sfiancanti contro il demonio, in concomitanza con le visioni ultraterrene. In analogia alla vita di Gesù che digiunò per quaranta giorni nel deserto, sconfiggendo la tentazione satanica, San Domenico combattè il diavolo e digiunò per quaranta giorni a Prato Cardoso, consumando, in tutto quel tempo, un quantitativo di cibo sufficiente per una settimana. Per questo, Prato Cardoso è il Deserto: il luogo di purificazione e di elevazione a Dio;
- l'embrione del paese di Villalago è venuto a prendere forma ed a popolarsi, a seguito dell'immigrazione di coloni, dalle zone vicine, a seguito dell'edificazione e della entrata in funzione del monastero di San Pietro in Lacu (cit. 9). Villalago si può considerare una opera del Santo che, a giusto titolo, ne è Primo Cittadino e Protettore.
- Immagini.Abbiamo censito le seguenti immagini, senza considerare quelle in possesso dei privati che possono essere realizzazioni in proprio oppure oggetti di notevole valore:
- una statua in legno, risalente al XIX secolo, in abito benedettino cassinese, a mezzo busto con piedistallo in legno dorato, utilizzata per la processione del 22 agosto e per l'esposizione presso la chiesa parrocchiale;
- una statua in legno, probabilmente risalente al XIX secolo, in abito benedettino cassinese, a mezzo busto, con piedistallo in legno, esposta permanentemente sull'altare maggiore della chiesa dell'eremo di San Domenico a Prato Cardoso;
- una statua in legno, probabilmente risalente al XIX secolo, in abito benedettino cassinese, a figura integrale, esposta permanentemente sull'altare della Cappella di San Domenico, presso la chiesa parrocchiale S. Maria di Loreto;
- una statua in legno, risalente agli anni '40 del secolo scorso, in abito benedettino cassinese, a figura integrale, esposta permanentemente nell'edicola di San Domenico Abate, sita in località Cona di San Domenico, del massiccio della Montagna Grande;
- un dipinto ad opera di Alfredo Gentile, del 1969, raffigurante la Gloria di San Domenico Abate, sulla volta della chiesa parrocchiale;
- un dipinto ad opera di Alfredo Gentile, del 1948, raffigurante il Santo, sulla lunetta del portale della chiesa parrocchiale; nel 2000, l'opera di Alfredo Gentile, è stata coperta da un'opera con lo stesso tema, realizzata da Domenico Di Paolo;
- un dipinto murale, raffigurante un episodio della vita del Santo, degli inizi del secolo scorso, restaurato negli anni '80, da Domenico D'Antonio, sito nel rione Colle;
- n.4 dipinti, raffiguranti quattro miracoli del Santo, del 1938, ad opera di Alfredo Gentile, ubicati nella loggia dell'eremo di San Domenico a Prato Cardoso;
- n.1 dipinto, raffigurante il Miracolo della guarigione dell'ossessa, ubicato all'interno della chiesa dell'eremo di San Domenico a Prato Cardoso.
- Culto.Villalago è conserva una reliquia del Santo, costituita da un dente molare e dalle due falangi minori del dito mignolo della mano sinistra, e conservata in un ostensorio gotico del XIV secolo (cit. 27). La reliquia che è probabilmente la più antica, insieme a quella di Cocullo, fu richiesta ed ottenuta dal monastero di San Pietro in Lacu, subito dopo la morte del Santo, e lì fu custodita fino all'abbandono del 1474.
E' l'unico centro che celebra tutte e tre le feste che sono dedicate al Santo:
- 22 gennaio, ricorrenza del Martirologio. Dopo la rituale novena di preparazione, alla sera del 21, dopo la messa con vespro, vengono benedette dal parroco ed accese delle cataste di legna da ardere, chiamate fanoglie collocate in ogni rione del paese. Intorno a quel fuoco, la gente del rione si riunisce e dopo aver pregato San Domenico, consuma una cena a base di alimenti semplici e frugali. La mattina del giorno successivo c'è la messa solenne con ufficio proprio. Alla sera, dopo la messa vespertina, c'è il bacio della Reliquia di San Domenico; quindi, viene benedetta e accesa una fanoglia, nella piazza principale del paese. E' obbligo, il giorno 22 gennaio, effettuare una visita all'eremo di San Domenico a Prato Cardoso, dove viene talvolta celebrata una messa pomeridiana. Il fuoco che viene acceso ha un significato simbolico che si rifà al patronato anti - tempeste che viene attribuito al Santo. E' una festa che nei suoi aspetti tradizionali mette in contrapposizione il Santo con i rigori dell'inverno pieno dell'Abruzzo aquilano. E' un momento che rinsalda molto il legame intimo tra i villalaghesi ed il loro Santo;
- Lunedì dell'Angelo, ricorrenza della Traslazione delle Spoglie. Anziché alla seconda domenica di Pasqua, come introdotta a Sora nel XIX secolo, a Villalago questa festa viene fatta coincidere con il Lunedì dell'Angelo, per consentire la partecipazione di tutti i villalaghesi che vivono fuori e ritornano per la Pasqua. Alla mattina, presso la chiesa dell'Eremo di Prato Cardoso, viene celebrata la messa. Subito dopo la doverosa visita alla grotta del Santo, la gente si disperde intorno al lago artificiale e consuma il pranzo al sacco, intrattenendosi fino al pomeriggio inoltrato. Al ritorno al paese, presso la chiesa parrocchiale, avviene il bacio della Reliquia che conclude la festa;
- 22 agosto, ricorrenza dell'elevazione agli altari. Anche in questa occasione viene celebrata la novena di preparazione che si conclude il giorno 21 agosto. Quel giorno, viene celebrata la festa in onore della Madonna di Loreto, titolare della chiesa parrocchiale, che si conclude dopo la processione per le vie del paese. A metà pomeriggio, la calura estiva viene scossa da un primo evento di preparazione. Proveniente dalle montagne a sud di Scanno, transita in mezzo a Villalago un nutrito gruppo di pellegrini che, a piedi, arriva da Fornelli (IS). E' diretto all'eremo di San Domenico a Prato Cardoso, dove con grande devozione, in ginocchio, entra per pregare il Santo. Più tardi, dopo una debita ristorazione, il gruppo, ingrossato da altri devoti giunti in pullman ed auto, si avvia verso Villalago. Mentre il sole sta per tramontare, i villalaghesi si muovono dalla chiesa parrocchiale incontro ai pellegrini. Una parte dei pellegrini ha vestito l'abito della Confraternita di San Domenico Abate in Villalago, a cui quei fedeli hanno aderito. I villalaghesi sono capeggiati dalla Confraternita di San Domenico Abate e dall'Amministrazione Comunale. In località Lago Buono di Villalago, in mezzo a migliaia di persone, avviene l'incontro. Le due Croci con labaro si accostano, i Confratelli di salutano festosamente, mentre i pellegrini intonano le litanie lauretane con una cadenza mista di sofferenza e di speranza. E' un momento bellissimo in cui due comunità si incontrano e si fondono, in nome di una comune e grande devozione. Probabilmente è l'unico atto, in tutta la cultualità su San Domenico, in cui Egli non viene invocato per i numerosi ed importanti patronati, ma solamente come esempio di fraternità, di solidarietà, di fede. E' sotto l'egida di questi valori, dettati dal grande Santo, che questo miracolo avviene ogni anno.
Concluso l'incontro, i pellegrini confluiscono dentro il corteo dei villalaghesi che prosegue fino alla chiesa parrocchiale, dove si tiene la novena con i vespri.
Il giorno seguente è una consecuzione di messe fino a quella solenne che prelude alla processione del Santo. Il percorso è segnato dalle litanie dei pellegrini e dal loro canto "Evviva San Domenico", musicato con un motivo tipico della Ciociaria, identificato nel canto dei pellegrini di Arpino che visitano il Santuario di Sora (cit. 6) e che abbiamo ritrovato addirittura in un film del 1962 con attore protagonista Marcello Mastroianni. Alla fine della processione, l'immagine del Santo rientra nella chiesa parrocchiale e viene salutata dai pellegrini in partenza, con la seconda strofa del sopra citata canzone, con la solita cadenza molto più struggente, perché carica della tristezza della partenza e della speranza del ritorno. Alla sera la festa si conclude virtualmente con i vespri, la messa ed il bacio della Reliquia. In realtà, si prosegue anche il giorno 23 agosto, con la visita all'eremo e messa mattutina. Quindi, come nella tradizione del Lunedì dell'Angelo, c'è il pranzo al sacco nella stupenda valle di Plataneto. Il 23 agosto 2001, per la prima volta, per iniziativa della parrocchia, è stata organizzata una fiaccolata serale di rientro da Prato Cardoso a Villalago che si è rivelata molto bella e partecipata ed ha coronato i tre giorni di festeggiamenti in onore di San Domenico Abate.
Questa fiaccolata non è nata dal nulla. Fino al secondo decennio dello scorso, la festa agostina di San Domenico aveva tutt'altro svolgimento. Secondo fonti orali raccolte sul posto, i pellegrini di Fornelli giungevano alla mattina del 22 agosto e non al pomeriggio del 21, fermandosi a Prato Cardoso. I villalaghesi, a loro volta, scendevano a Prato Cardoso; lì avveniva l'incontro tra i due popoli. Dopo la messa solenne, la processione partiva da Prato Cardoso, alla volta della chiesa parrocchiale di Villalago. La statua del Santo era avvinghiata da numerose serpi vive ed era coronata di rose. Una volta giunta alla chiesa parrocchiale, la processione tornava indietro a Prato Cardoso, dove l'immagine veniva riposta. Questo svolgersi dei fatti è documentato da Anne MacDonell (cit.28) , scrittrice inglese, che visitò Villalago nel 1907. L'autrice ebbe una magnifica impressione del paese e del territorio, nonostante rilevasse una palese povertà, definendolo "l'ambiente naturale per le ballate che narrano di dame imprigionate che da torri solitarie guardano fuori, e di generosi guerrieri che si affrettano a tornare a casa dalle guerre combattute per liberarle" e riabilitandolo dopo il pessimo quadro descritto da Edward Lear nel 1843 (cit. 22). In particolare, però, la MacDonell rimase attratta dalla figura di San Domenico e dall'eremo di Prato Cardoso. Mentre Lear liquidò l'argomento, definendo l'eremo "curioso ed antico", la MacDonell lo descrisse minuziosamente, elencando, addirittura, le regole che vincolavano gli eremiti laici che lo custodivano:
- **vita devota e ritirata;
- **confessione, comunione e messa a Villalago;
- **rosario serale e accensione giornaliera di candele;
- **fraternità, cordialità e ripudio del vizio;
- **cura e pulizia dell'eremo, compresa la Scala Santa (collega la chiesa alla grotta).
La rivoluzione della festa avvenne probabilmente nella seconda metà del mandato di don Marzio Ubaldi, come parroco di Villalago. La presenza delle serpi non è ricordata dopo il 1940, quindi, probabilmente, quando è cambiato il programma della festa, è stata rimosso il rito delle serpi, peraltro non adatto al periodo di estate piena. Un rigurgito di questo rito, a Villalago, è avvenuto nei primissimi anni 70 dello scorso secolo, ma non ha avuto alcun seguito. Il Di Nola (cit.6) fa uno studio scientifico degli aspetti subalterni (legati, cioè, ai patronati del Santo) del culto di San Domenico, parlando diffusamente di parecchie tradizioni, esistenti o scomparse, anche appartenenti a Villalago.
E' opportuno fare un accenno alle feste di San Domenico, celebrate dai villalaghesi all'estero ed in altre parti d'Italia. Abbiamo raccolto le seguenti:
- Athol - Massatchussets (U.S.A), con festa annuale;
- Toronto - Ontario (CANADA), con festa annuale;
- Cava dei Selci di Marino (Roma), con festa annuale il giorno 22 gennaio. La comunità di villalaghesi, nel 1991, ha ottenuto la concessione di una reliquia di San Domenico Abate, costituita da un frammento di osso e custodita presso la locale parrocchia di S. Rita.
Infine, volevamo esporre una breve notizia, un pensiero ed un messaggio.
La notizia: Di Nola (cit. 6) riporta una particolare protezione antipestilenza da parte di San Domenico per Villalago. Riportando delle cronache di altri autori, riferisce che, dal momento in cui la Reliquia di San Domenico è stata a Villalago, non si sono verificati casi di pestilenza, mentre nei paesi vicini, periodicamente, c'era una sorta di falcidia.
Il pensiero: è verosimile che sia stato San Domenico a dare il nome di Capodacqua alla zona a nord del monastero di San Pietro in Lacu. Il Santo proveniva da una località con lo stesso nome e caratterizzato dalla medesima conformazione del territorio, con la stessa esposizione cardinale; infatti, prospiciente a quella che viene ritenuta la casa di nascita del Santo, c'è un costone montuoso modellato alla maniera di quello alle spalle del monastero di San Pietro. Sembra quasi che, alle falde del monte Rovere, abbia trovato un luogo familiare ed abbia suggellato questa somiglianza, rinominando quella località, come quella delle sue origini.
Il messaggio: è quello di padre Carmelo Sciore cappuccino (cit. 53), al quale ci associamo e che riportiamo integralmente:
"Nel nostro incontro a Loreto, ti parlavo del restauro della casa dell'eremita, presso la Grotta di Prato Cardoso, dove S. Domenico ha vissuto un lungo periodo, circa 7 anni in preghiera contemplativa. Villalago conserva 'questa insigne reliquia' da paragonarsi ad altre celebri nella storia dei Santi:
- Subiaco (Lazio) - l'eremo di S. Benedetto abate (480 - 547);
- Villalago (Abruzzo) - l'eremo di S. Domenico abate (951 - 1031)
- Squillace (Calabria) - l'eremo di S. Bruno abate (1035 - 1101)
- Fabriano (Marche) - l'eremo di S. Romualdo abate (951 - 1027)
- La Verna (Toscana) - l'eremo di S. Francesco d'Assisi (1182 - 1226).
Oggi, nella Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, si va riscoprendo la dimensione contemplativa della vita, e gli eremi sono preferiti per fare tali esperienze, sia da parte di sacerdoti che da laici, di modo ché l'eremo di S. Domenico potrebbe essere indicato come luogo adatto. Un altro mio suggerimento riguarda la rinascita del bollettino "La Voce di S. Domenico", quale strumento di collegamento per tutti i villalaghesi sparsi in Italia e all'Estero."
L'Eremo di San Domenico Abate a Prato Cardoso è stato tappa del percorso di "PENITENZA" del Grande Giubileo del 2000 delle diocesi abruzzesi
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