SORA (FR) - ISOLA DEL LIRI (FR)
- Vita del Santo.Lasciato il monastero di Trisulti, Domenico si trasferì a Sora, dove visse per venti anni e mezzo, fino alla morte.
- Opere.Tra Sora ed Isola del Liri, il Santo edificò:
- il monastero di Santa Maria, poi, intitolato a San Domenico. Fu la sua ultima dimora stabile, in vita, ed è il luogo in cui sono custodite le sue Spoglie. Il successore di San Domenico, come Abate di questo monastero fu, probabilmente, il suo compagno Giovanni che, secondo la tradizione, avrebbe fondato l'Abbazia di Casamari di Veroli. Nel 1060, avvenne la prima ricognizione delle spoglie, per devozione e non per verifica scientifica. La fece Leone, Vescovo di Gaeta, che chiese ed ottenne di vedere le spoglie del Santo. Le cronache riportano che, quando l'urna fu aperta, vi uscì una colomba bianca e irraggiante una luce fulgidissima; immediatamente dopo, rientrandovi, si trasfuse nel corpo del Santo. I monaci benedettini cassinesi rimasero nel monastero fino 1222, quando papa Onorio III li rimosse, per sostituirli con i Cistercensi dell'Abbazia di Casamari. Anche il monastero divenne una dipendenza di quell'Abbazia, perdendo il rango che gli aveva dato San Domenico. I Cistercensi, comunque, pur appartenendo ad un'altra famiglia benedettina, hanno conservato ed alimentato il culto per San Domenico, tanto da vestirlo, seppur impropriamente, con il loro abito. Successivamente, nel 1472, il monastero divenne Commenda e si spopolò rapidamente, fino a svuotarsi. Nel 1703, papa Clemente XI ordinò la ricognizione delle ossa del Santo. Le operazioni ebbero luogo il 18 maggio e le Sacre Reliquie furono rinvenute sotto il pavimento sul quale poggiava l'altare e non nel complesso marmoreo dell'altare stesso. Questo atto, però, fu male interpretato dai cittadini di Sora che, pensando ad un trasferimento in altro luogo delle spoglie, violarono l'urna appena sigillata, per verificare la presenza. Sfumato l'inutile allarme l'urna fu nuovamente sigillata. Tre anni più tardi, il giorno 9 maggio 1706, papa Clemente XI ordinò una nuova ricognizione. A testimonianza di questa nuova operazione, compiuta alla presenza del popolo, sull'urna di pietra è apposta una lapide con il seguente epitaffio:
Clemens XI Pont. Max.
Monasterii B - Mariae A - S- S I O - E Pauli casemarii
Olim Abbas commendatarius
Novo altari Decentius constructo
Veterem arculam marmoreum
Sacra S. Dominici Abbatis lipsane continentem
In hoc nobiliari conditorio collocari curavit
Opere Matthaei Gagliani Episcopi Sorani
Qui pontificus mandatis obtemperaus
Eius modi collocationem solemni ritu Peregit
Die IX * Mens * Maii Anno MDCCVI
Ut uberius liquet ex actis Domini Cardinalis
Notarii publici et curiae episcopalis cancellari.
Dopo 93 anni, nel 1799, le spoglie di San Domenico ed il suo monastero, corsero un grande rischio. Un reparto dell'esercito di Napoleone Bonaparte, impegnato nella Campagna d'Italia, si accampò nei pressi del monastero e saccheggiò la chiesa del monastero. Il Crocifisso e l'antica statua in legno, ritraente il Santo, furono fatti a pezzi e bruciati. Il sepolcro stava per essere violato. Alle picconate dei soldati che già pensavano ad immaginari tesori lì contenuti, la terra fu scossa dal terremoto e sommersa dalle acque del fiume Liri, straripato violentemente. I militari francesi si ritirarono, senza più nuocere agli abitanti della zona. A causa delle distruzioni arrecate dai Napoleonici e per il pericolo di nuove invasioni, però, fu deciso il trasferimento delle Spoglie in un luogo più sicuro, all'interno della città di Sora, presso la chiesa di Santa Restituta. Lì, rimasero fino al 1810, quando, furono riportate nella cripta del monastero, con una grande festa, la seconda domenica di Pasqua. Da allora, ebbe origine la festa della Traslazione delle Reliquie del Santo. Tornato il Padrone di casa, però, dovevano tornare anche gli altri abitanti che, per la verità, mancavano da moltissimo tempo. Fu grazie all'Abate di Casamari, Sergio Micara, che nel 1831, il monastero di Sora rivide i religiosi al suo interno. Il vescovo di Sora, Andrea Lucibello, patrocinò e favorì il rientro dei monaci nel glorioso cenobio, ottenendo, insieme all'Abate, che il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II, fornisse le risorse economiche sufficienti al loro sostentamento. Nel 1834, i monaci ripresero la dimora stabile a Sora.
L'ultima ricognizione delle Spoglie, avvenne nel 1951, in occasione del Millenario della nascita del Santo. Nel 2000, in occasione del Grande Giubileo, i monaci cistercensi di Sora hanno riportato a vista la pesante urna in pietra che contiene le Sacre Ossa.
Recentemente, la chiesa del monastero è stata ripulita e ristrutturata, divenendo un bellissimo Santuario, austero ed armonico. La cripta è un luogo ideale per la meditazione, per la preghiera e la contemplazione dell'opera del Santo;
- la chiesa di Sant'Angelo, nell'omonima località di Isola del Liri. Attualmente, non ne esistono tracce, anche perché nella zona è stato insediato un cimitero. Le prime notizie ed attribuzioni dell'opera al Santo, sono annotate nelle produzioni di Spitilli e Jacobilli (cit. 14 e 16);
- la chiesa della SS. Trinità, sul monte Montano, a poca distanza da Sora, ma sul territorio di Isola del Liri. La donazione di questa chiesa a San Domenico fu operata dai signori di quel luogo, Umberto Malore e Giovanni Attone (cit. 14 e 16). Ne esistono ancora inequivocabili rovine.
- Immagini.A Sora, abbiamo rintracciato le seguenti immagini:
-una statua dei primi anni del XIX secolo, con abito cistercense a figura intera, custodita all'interno della chiesa del monastero;
- un disegno a vetro molato del 1951, sul lucernario posteriore all'altare della chiesa del monastero;
- una statua copiata dalla sopra descritta, più recente, custodita presso la chiesa di S. Bartolomeo, a Sora;
- un affresco del 1950, sulla volta della chiesa di S. Spirito, a Sora.
- Culto.Il monastero di Sora è meta continua dei devoti di San Domenico.
Mentre fino ad alcuni decenni or sono si celebrava anche la festa della Traslazione delle Reliquie, la seconda domenica di pasqua, oggi, rimangono le seguenti ricorrenze:
- 22 gennaio, in occasione del Martirologio. Dopo la novena di preparazione, costituita da una serie di incontri e riflessioni, si celebra la festa liturgica, straordinariamente partecipata, con messa solenne al mattino e messa vespertina, con bacio delle Reliquie;
- 22 agosto, in occasione della ricorrenza dell'elevazione agli onori degli altari. Dopo un novena di preparazione, come quella di gennaio, la sera del 21 agosto, l'immagine del Santo viene portata in processione da una grande folla di fedeli e pellegrini provenienti prevalentemente dalle località vicine, come Arpino ed Isola del Liri, nel territorio della parrocchia del monastero. La messa solenne viene celebrata il mattino del giorno 22, e la festa si conclude con la messa vespertina ed il bacio delle Reliquie.
Comune ad entrambe le ricorrenze, è il rito dell'Aspersione delle Colonne. Secondo una tradizione locale, San Domenico avrebbe desiderato espiare l'ultima penitenza e morire, appoggiandosi su una delle 16 colonne della cripta della chiesa del monastero. I suoi confratelli riuscirono a farlo desistere ed a far si che si spegnesse nel suo giaciglio. Nelle feste, allora, si attua questo rito che consiste nell'appoggiarsi su ogni colonna della cripta, recitando un Pater - Ave - Gloria.
Il monastero conserva altre reliquie del Santo, tra cui quella che sarebbe stata la Croce Abbaziale di San Domenico. Un altro oggetto importante si trova presso la chiesa di San Silvestro a Sora, dove è conservata la Mitria Abbaziale del Santo, già appartenuta al monastero di S. Bartolomeo a Trisulti (cit. 6).
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