COCULLO (AQ)
- Vita del Santo.Domenico ebbe occasione di visitare più volte Cocullo, nel periodo in cui dimorava a Prato Cardoso di Villalago, e quando, dal monastero di S. Pietro in Lacu, ritornò verso Trisulti. Di questo passaggio, sono testimonianza i tre miracoli, operati dal Santo, che risultano allocati in questa località, posta al confine tra la valle Peligna e la Marsica.
- Opere. Nessuna.
- Immagini.Sono stati rilevate le seguenti immagini:
- una statua in legno, con abito benedettino cassinese, databile tra il XVIII ed il XIX secolo, nel Santuario di San Domenico;
- un bassorilievo in stucco, del XIX secolo, in cattive condizioni, raffigurante il miracolo del Lupo di Cocullo, sull'abside della cappella di S. Domenico;
- non è stata rinvenuta la tela settecentesca a cui accenna il Di Nola (cit.6) e situata sull'altare maggiore.
- Culto.E' il centro cultuale di S. Domenico più conosciuto. Ogni anno, almeno 10.000 persone partecipano alla festa che si celebra il primo giovedì del mese di maggio a cui i mass - media danno ampia risonanza. Già dall'inizio del secolo scorso, questa festa captò l'interesse addirittura della stampa nazionale ed estera, come sul mensile del Corriere della Sera "La lettura" anno 11 - n.8 dell'agosto 1911, con Raffaele Simboli, che scrive un pezzo dal titolo: "Tra i Serpari di Cocullo", oppure sul quotidiano "The Mancester Guardian" del giorno 1 giugno 1909, con W.H. Woohward che riporta un articolo con il titolo: "The Festival of San Domenico". Anche la letteratura registra questa tradizione: G. D'Annunzio (La vergine Anna in Le novelle della Pescara), I. Silone (Il seme sotto la neve), E. Lear (Viaggio illustrato nei tre Abruzzi), per non parlare, poi, della stampa specialistica e della letteratura antropologica. Il perché di questo grande successo e clamore, intorno alla festa di San Domenico a Cocullo è piuttosto semplice e molto umano. A Cocullo, viene evidenziato un particolare aspetto del Santo: le sue capacità taumaturgiche, mediante la contrapposizione dell'immagine di San Domenico alle serpi vive che l'avvolgono e che vengono portate in processione dai famosi Serpari. I serpenti identificano, da sempre, il male, nell'immaginario dell'uomo. La Genesi, primo Libro della Bibbia, riassume benissimo tutto il rapporto che c'è sempre stato tra l'uomo ed il serpente. Quello che accade a Cocullo è che quel tradizionale nemico dell'uomo diviene docile e inoffensivo, davanti alla potenza di Dio, per mezzo del Taumaturgo Domenico.
La festa di Cocullo fu introdotta presso la chiesa di S. Giovanni in Campo, nel 1392, su ordine del monastero di San Pietro in Lacu, di cui era una dipendenza. San Domenico fu denominato San Domenico da Cocullo, perché nel miracolo del Lupo di Cocullo, fu identificata la qualità Taumaturgica del Santo (cit. 5). La festa veniva celebrata il 22 gennaio, fino al XVII secolo, quando iniziò la tradizione che esiste attualmente e che fu legalizzata dal pontefice Leone XII, il giorno 27 aprile 1824 (cit.6). E' una festa molto semplice: una messa e una processione, durante la quale la statua del Santo è cosparsa di serpenti, ed è seguita dai Serpari che, dopo aver ricercato i rettili, nelle campagne, li portano alla pubblica osservazione. Vi sono, poi, due piccoli riti che si consumano dentro il Santuario e che completano il quadro Taumaturgico di San Domenico a Cocullo:
- la campanella suonata tirando la corda con i denti, per invocare il Santo alla protezione contro i morsi dei cani rabbiosi ed il mal di denti;
- la terra e la polvere dei muri della chiesa viene raccolta, per essere cosparsa nei campi e nei villaggi, per invocare il Santo a protezione contro le tempeste.
E' piuttosto sorprendente come, a Cocullo, non venga rievocato il miracolo del Lupo (altro tradizionale nemico dell'uomo), come avviene nei paesi di Pretoro, Palombaro e Villamagna. In realtà, fino al XIX secolo, la rievocazione veniva fatta, perché le tradizioni di quei tre centri hanno attinto abbondantemente a Cocullo. Nel corso del tempo, evidentemente, è stata sviluppata la simbologia del serpente, ed è stata abbandonata quella del lupo. Del resto, la tradizione ofidica ha origini pre - cristiane, nella zona della Marsica, allorchè esisteva il culto per la dea Angizia, considerata la dominatrice dei serpenti.
Cocullo custodisce gelosamente una reliquia del Santo, costituita da un dente, in un elegante reliquiario del XIX secolo. L'origine leggendaria del dente viene riportata da M. Fenobio in "Historiae Marsorum" del 1678; secondo questo racconto, dopo il miracolo del Lupo di Cocullo, gli abitanti avrebbero insistito presso il Santo, affinché lasciasse loro un qualcosa di suo, per utilizzarlo contro le molestie ricevute dagli animali velenosi. Il Santo, acconsentendo, avrebbe tolto dalla sua bocca un dente molare, ed avrebbe donato loro un ferro della sua mula. Tutto ciò non trova assolutamente alcun riscontro né nella tradizione agiografica, né nella raccolta di Miracoli, inserita nell'Analecta Bollandiana, né nella notevole letteratura seicentesca e post - seicentesca. Il Fenobio, probabilmente, ha raccolto questa notizia nella tradizione orale del luogo e si è limitato a registrarla. Il ferro di mula, poi, è un simbolo che trova origine nel miracolo della Mula di San Domenico che rilascia il ferro al maniscalco che voleva assolutamente il suo pagamento, avvenuto proprio a Cocullo.
Nel corso del nostro sopralluogo a Cocullo, abbiamo potuto constatare la profonda devozione degli abitanti, per il loro Patrono, tant'è che anche gli emigrati in Canada, celebrano la festa il giorno 1 luglio, a Mary Lake (Ontario). Allo stesso modo, però, abbiamo visto le condizioni in cui versa il Santuario, abbisognevole di consistenti opere di manutenzione che, seppur iniziate, non è stato possibile ultimarle. La Cappella di San Domenico, poi, è stata deturpata da un muro di consolidamento che ha annullato la bellezza della teca che contiene la statua, oltre a rendere, praticamente invisibile, il bassorilievo in stucco, posto sulla volta. Ci sembra doveroso di avanzare un suggerimento ed una preghiera: recuperare interamente il Santuario che è patrimonio di tutti i credenti, ma particolarmente dei cocullesi.
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